Ogni decennio è caratterizzato da un’azione. Degli anni zero rimarrà la possibilità del singolo di far parte di una pluralità. La condivisione tecnologica, avviata da Youtube e dai social network creati negli anni successivi, è collimata in quella personale. Dei grandi eventi, dalla caduta delle Torri Gemelle alla guerra in Afghanistan passando ai funerali di Giovanni Paolo II, ognuno ha potuto fornire il proprio punto di vista. Senza il miglioramento di questa capacità, insita in ogni essere umano, oggi il surriscaldamento sociale non si sarebbe potuto raccontare così bene. Il G8 di Genova sarebbe stato raccontato diversamente oggi.
L’emancipazione delle relazioni omoaffettive fra dieci, venti, trent’anni sarà ricordata come l’azione simbolo degli anni dieci. Il matrimonio per tutti è la punteggiatura più contemporanea. In taluni casi, come quello recente statunitense, sottolinea la storia. In altri, come quello italiano, l’incapacità di un paese di emanciparsi dal proprio passato.
Lunedì prossimo, 1° luglio, la Croazia entrerà ufficialmente nell’Unione Europea. Entro il 2015 condividerà con noi e gli altri stati la moneta. La Croazia non può certo prendere il posto dei Stati forti del continente. Il suo rapporto debito/Pil è del 60% circa. La Croazia all’appuntamento europeo ci arrivata adeguandosi socialmente. Lo scorso anno il premier locale ha chiesto il riconoscimento delle unioni gay che, come lui stesso notava, fanno parte delle radici di molti Stati dell’Unione. La storia della Croazia assomiglia tanto a quella della Serbia che proprio in queste settimane sta discutendo su un provvedimento che riduca la discriminazione di gay e lesbiche. La Serbia, da settembre, sarà impiegata nei negoziati per entrare nell’Unione.
Per i paesi che vogliono crescere il matrimonio per tutti è diventato un simbolo che dimostra la capacità della politica di essere efficace anche in ambiti economici. Pensiamo, per esempio, al Regno Unito che si prepara a riconoscere gli sposi gay. Cameron, in questo momento, è diviso tra l’Europa e gli Stati Uniti. Con la prima prova a trovare una quadratura sui giovani e lavoro. Con la Casa Bianca invece rinegozia gli scambi. Il Regno Unito ha seguito l’esempio della Francia. Hollande, con il matrimonio per tutti, ha dimostrato di essere un leader che prende delle decisioni. Di avere la muscolatura giusta per potersi dividere il primo posto europeo con la Germania dove, non è un caso, non c’è un confronto sul matrimonio per tutti. La Merkel non deve dimostrare di essere la più forte. La storia l’ha irrobustita. Lei è la donna dei conti. Gli stessi che il suo paese, per inciso, voglio sistemati meglio. La corte costituzionale locale ha chiesto al suo governo di introdurre la parità fiscale tra coppie etero e omoaffettive.
In Europa, come in Italia, coesistono quindi tre forze che gravitano, nel caso specifico, attorno al matrimonio per tutti. La stessa tripolarità si verifica se si prendono in considerazione tre paesi, in questo momento, caldi.
Partiamo dalla Turchia che progressivamente sta scomparendo dai nostri telegiornali. Ordegan, come la Merkel, non prevede l’emancipazione di gay e lesbiche. I suoi conti sono così in ordine che non hai mai sentito la necessità di fare qualcosa per la società che, anzi, prova a zittire. La Turchia ha pagato tutti i suoi debiti e riesce ad attirare anche i capitali esteri. Molte banche italiane si stanno attrezzando per essere attive sul posto.
Le proteste turche hanno anticipato quelle brasiliane. Il paese come Croazia e Serbia ha costruito il proprio sviluppo sulla società che adesso chiede, giustamente, il superamento del minimo sindacale. Prima dell’exploit economico il Brasile ha investito sulle coppie di fatto che sono state riconosciute nel 2011. Nelle scorse settimane, per la cronaca, il Consiglio Nazionale di Giustizia ha stabilito che il matrimonio deve essere aperto a gay e lesbiche sicché le unioni civili non sono state pensate solo per una specifica tipologia di coppia.
Le decisioni del Brasile assomigliano a quelle, più recenti, prese negli Stati Uniti. Obama, primo presidente degli Stati Uniti ad arrivare alla Casa Bianca grazie alla condivisione, ha saputo intuire prima di altri il potere che il matrimonio per tutti porta alla politica. Durante la campagna elettorale dichiara di essere favorevole al matrimonio per tutti. Riacquista muscolatura e ricomincia a lavorare, come Regno Unito e Francia, a lavorare contro la crisi. La storica sentenza, non a caso, arriva nello stesso giorno in cui Obama spiega perché è importante implementare l’economia verde.
Il riconoscimento delle coppie omoaffettive in Italia non è cruciale dal punto di vista sociale. E’ una questione economica che spetta Saccomanni. Il ministro e il Governo tutto devono spiegarci, oggi, perché non siamo un paese che cerca sviluppo o si rilancia a livello internazionale. Noi, come è noto, non abbiamo i conti della Germania.